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Intervista a Hiroshi Kobayashi da "The Report of 'Gundam The Witch from Mercury' Season 2"

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Qualche giorno fa Ú uscita un'intervista inedita al regista Hiroshi Kobayashi, finora grande assente nella girandola di interviste allo staff di The Witch From Mercury, ed ho pensato che sarebbe stata semplicemente perfetta per chiudere il cerchio del nostro anniversario dedicato alla serie.
In questa intervista finale, Kobayashi si dilunga molto sulle sue intenzioni con questa serie, affrontando il contrasto con l'"eredità" delle generazioni precedenti e soffermandosi sui concetti di "maledizione" ed "espiazione", specialmente in virtù del finale "ammorbidito" di cui ci racconta.
--Un ringraziamento speciale ad Andrea per l'assistenza alla traduzione :D


La Realtà della "Guerra" oltre la "Scuola"

A che punto era il progetto quando ha ricevuto l'offerta di dirigerlo?
Kobayashi:
The Witch of Mercury Ú nato come una proposta creata da MOGUMO, che si Ú occupato del character design originale, e HISADAKE, che ha partecipato a questo lavoro come collaboratore per l'ambientazione, che insieme formano l'unità Morion Airlines.
Esistevano anche il titolo "Strega di Mercurio" e la frase ad effetto "Questa Strega cavalca un Gundam". Ho ripreso alcuni elementi della proposta e ho costruito la storia, aggiungendo tre elementi principali: "Che cos'Ú una strega?", "Che tipo di essere Ú il Gundam, il servo della strega?" ed infine "Qual Ú il mondo in cui i Gundam e i Mobile Suit vengono usati come armi?". Da qui siamo partiti per la costruzione della storia.
In questo caso, la "strega" non Ú la "maga" delle favole e delle fiabe, ma l'"eretica" della storia religiosa. L'idea era che rappresentasse gli oppressi ed i perseguitati.

Ci Ú stato detto che questi tre elementi di partenza sono cambiati in modo significativo rispetto all'inizio.
Kobayashi:
All'inizio, la storia non era una storia "scolastica", ma piuttosto una storia post-apocalittica che rifletteva i miei gusti e le mie preferenze, ambientata su una Terra devastata. Tuttavia, a un certo punto abbiamo ricevuto l'opinione che la storia fosse difficile da capire. In risposta alla richiesta iniziale di "creare un Gundam per un nuovo pubblico", abbiamo deciso di realizzare una storia "scolastica" basata sull'elemento aggiuntivo della "facilità di comprensione". Abbiamo pensato che avere un tale termine distintivo come genere avrebbe reso più facile per le persone immaginare di che tipo di anime si trattasse, anche se non erano interessate a Gundam.

Credo che cambiarla in una storia "scolastica" abbia cambiato completamente il modo in cui il tema Ú stato presentato...
Kobayashi:
In realtà Ú successo l'esatto contrario. Se organizziamo i tre temi menzionati prima, le "streghe" rappresentano l'esistenza della minoranza oppressa e, se questo Ú il caso, allora il Gundam Ú il mobile suit della parte esclusa dal sistema. Allora, che razza di mondo Ú un mondo in cui i mobile suit vengono usati come armi?
Nel mondo reale, grazie alla recente diffusione dei social, abbiamo avuto molte più opportunità di sperimentare guerre e conflitti in varie parti del mondo. Tuttavia, questa non Ú una "esperienza reale", vero? La questione di come rappresentare la guerra, che conosciamo solo attraverso le informazioni e non abbiamo vissuto in prima persona, Ú stata una questione importante fin da prima che la serie venisse trasformata in una "serie scolastica" e, poiché si tratta di un tema così delicato, non abbiamo trovato una risposta chiara. Tuttavia, applicando l'elemento della scuola alla storia, abbiamo trovato una direzione.
L'ambientazione non Ú una scuola normale, ma una scuola gestita da una società che produce armi come parte della sua attività di sviluppo spaziale. E il fatto che si producano armi significa che esiste una realtà in cui queste armi vengono effettivamente utilizzate come strumenti di guerra da qualche parte. In altre parole, gli studenti dell'Accademia Professionale Tecnologica Asticassia non hanno nulla a che fare con la guerra.
Questo vale anche per coloro che vivono in Giappone. Possiamo pensare di essere lontani dalla guerra, di non essere coinvolti nella guerra, ma d'altra parte non possiamo sfuggire all'accelerazione dell'economia globale, a quello che viene chiamato neoliberismo. Penso che abbiamo visto cosa ha fatto trovandoci nella situazione del Coronavirus. Il virus si Ú diffuso in tutto il mondo perché il mondo Ú collegato attraverso la distribuzione nell'economia globale. Allo stesso modo, l'economia e la guerra non possono essere slegate. Le attività economiche per un piccolo sostentamento si trasformano in una fonte di conflitto in qualche parte del mondo. La discrepanza tra i nostri sentimenti "reali" e "percepiti" riguardo a queste guerre si può notare negli studenti di Asticassia, che sono consapevoli dell'esistenza di una guerra al di fuori della scuola, ma si sentono come se fosse in qualche modo una faccenda a loro estranea. Abbiamo anche pensato di inserirlo in una "storia scolastica", tenendo conto dei vincoli produttivi e tecnici.

L'opera rappresenta anche la "divisione sociale" come elemento importante.
Kobayashi:
Ciò Ú dovuto in gran parte all'impatto del disastro del coronavirus. Il termine "boomer remover" Ú diventato popolare per un po' di tempo in Europa e negli Stati Uniti, quando il coronavirus si Ú diffuso. "Boomers" si riferisce alla generazione del baby boom e l'idea Ú che sia il nuovo coronavirus a rimuoverli. Nei primi giorni dell'epidemia di coronavirus, si Ú registrato un alto tasso di mortalità tra le persone anziane. Sulla base di queste premesse, l'idea che la generazione più giovane costruirà il prossimo mondo facendo in modo che il coronavirus elimini la generazione più anziana Ú molto pratica. Sebbene pensassi che questa fosse una visione estrema, non potevo negarla a livello personale. Io appartengo alla generazione della fine dell'Era Glaciale dell'Impiego e penso "perché la nostra generazione dovrebbe portare il fardello lasciato dalla vecchia generazione?". L'idea che "se Ú così, allora dovremmo sbarazzarci delle persone sopra di noi che hanno creato un sistema sbagliato" si Ú sviluppata da qui ed Ú stata ripresa per il personaggio di Shaddiq. Il modo di pensare di Shaddiq si basa sull'idea dei "Boomer Removers" che ho visto durante il coronavirus -In breve, la generazione precedente che ci ha costretto a sopportare oneri, oppressione e danni... che nell'opera vengono chiamati "maledizione", e sull'idea di creare il nostro mondo eliminandola.

Quindi non c'era solo un'analisi di Terriani e Spaziani, ma anche una divisione generazionale.
Kobayashi:
Esatto. Credo che la divisione tra spazio e Terra sia una delle caratteristiche di Gundam, vi diventa difficile cogliere nel dettaglio le reali questioni di genere, razziali, religiose e culturali che esistono, ma noi le abbiamo sostituite con un'ambientazione fittizia e le abbiamo rappresentate come un racconto. Credo che quella che abbiamo seguito questa volta questa sia un'idea epocale. Il grande debito della generazione precedente, che deriva dall'"eresia" e costringe a varie "difficoltà nella vita" nel mondo del genere, della razza, della religione, del background familiare, delle relazioni, dei problemi sul lavoro, del proprio percorso professionale, dei genitori e dei figli-- come una "maledizione". Ho voluto rappresentare le sfide che i protagonisti devono affrontare per potersene salvare.


Per chi affronta "le difficoltà della vita"

Ritengo che uno dei punti che ha fatto sì che quest'opera si affermasse presso la nuova generazione di Gundam sia stato il fatto di rappresentare in modo diretto la "vita scolastica" e i "rapporti genitori-figli".
Kobayashi:
C'Ú sempre stato un genere ben definito di "storie scolastiche", e in un certo senso ci siamo appropriati di quel modello, per cui la gente dice che Ú "nuovo", ma io personalmente non credo che sia nuovo. È solo che abbiamo "fatto una versione Gundam" di un vecchio genere.
Naturalmente, tra gli spettatori più giovani, alcuni hanno apprezzato il genere "scolastico" per la prima volta in quest'opera. La comunità scolastica Ú un luogo che tutti devono sperimentare finché in Giappone esiste un sistema di istruzione obbligatoria. In questo senso, Ú un palcoscenico con cui Ú facile familiarizzare.
D'altra parte, non volevo rappresentare il "rapporto genitori-figli" in sé. Come accennato in precedenza, i personaggi legati al Gundam in quanto "streghe = eretici/minoranze" sono sovrapposti alle varie "difficoltà della vita" che le persone si trovano ad affrontare oggi, chiedendosi come superarle o salvarsene. Idealmente, questo era ciò che volevo spiegare. È un grande rammarico che alla fine tutto questo sia stato concentrato e banalizzato nel "rapporto genitori-figli".

Tra l'altro, Suletta Ú stata la prima protagonista femminile di una serie televisiva di Gundam.
Kobayashi:
Io stesso non ho provato alcun disagio o resistenza ad avere una protagonista femminile. Gundam ha avuto molti personaggi femminili fin dalla prima generazione, e ognuno di loro ha una chiara identità con la quale, invece di seguire il protagonista maschile, prende l'iniziativa. E la varietà dei personaggi Ú così ampia che Ú difficile credere che sia stato fatto una decina di anni fa. In tutta l'animazione, le protagoniste femminili non sono affatto rare. Quindi, proprio come per le storie "scolastiche" che ho citato prima, non credo che si tratti di un elemento nuovo, ma solo che per la prima volta in Gundam una donna Ú diventata protagonista di una serie TV. Quando creo personalmente i personaggi, non costruisco le personalità dal punto di vista del genere, come "maschio" o "femmina", a meno che la premessa di una storia non sia quella di avere un personaggio che abbia dei dubbi sul suo genere, allora può esservi influenzato.

Come si sente ora che ha terminato la serie?
Kobayashi:
Ad essere sincero, ero preparato a un finale controverso, e personalmente ero pronto a farlo. Il finale della serie ha ammorbidito la regola ferrea della storia, ovvero che "le persone che fanno cose cattive saranno giudicate". Prospera non si Ú assunta la colpa di Quiet Zero, dopotutto, e i suoi problemi con Suletta sono finiti quando Ú stata perdonata. Lo stesso vale per Suletta, che ha ucciso delle persone, e per Miorine, responsabile della distruzione causata a Quinharbor. Perché allora ho scelto un finale del genere?
Dieci o vent'anni fa, credo che un finale tragico sarebbe andato bene. Ma oggi i social network sono invasi da così tanti valori diversi che Ú diventato difficile distinguere il bene e il male delle cose. Questo ha portato a una proliferazione di giustizia soggettiva e di sanzioni che esulano dalla giurisdizione dei tribunali. In un'epoca come questa, chiunque commetta anche un solo reato deve affrontare una caccia alle streghe o la morte, una sentenza molto più grave di una punizione giudiziaria. È davvero spaventoso.
Naturalmente, Suletta ha avuto il suo modo di affrontare i suoi crimini. Tuttavia, l'atto di espiazione in sé non Ú stato rappresentato, quindi le persone che avrebbero dovuto essere punite sembrano rimanere impunite. Visto che molte cose non sono state mostrate, ho pensato che fosse inevitabile che ci sarebbe stata una differenza di opinioni.
Tuttavia, non volevo che si finisse con la morte per i peccati di Delling e Prospera, anche se questo non Ú valso per Sophie e Norea. Oltre alla redenzione attraverso le "difficoltà della vita" come espiazione dei peccati, ho voluto rappresentare un altro tipo di "perdono" che il protagonista Prospero ha mostrato nell'opera di Shakespeare La Tempesta.
Oggi anche noi adulti ci sentiamo soffocare e i bambini sono sempre più oppressi. Ho paura di una società in cui, se si commette un solo errore, si deve sopportare la pena di doverci convivere per il resto della vita. Il perdono non Ú sempre la cosa migliore, ma non posso tollerare una società in cui non ci sia un'alternativa alla punizione. Ecco perché era fondamentale che Calibano/Suletta, che non otteneva il "perdono" ne La Tempesta, potesse finalmente scegliere il perdono in The Witch from Mercury. Questa Ú stata un'altra sfida.
Non tutti sono stati felici alla fine, ma sono contento che Suletta, Miorine, Shaddiq e gli altri siano riusciti ad arrivare alla fine con uno spirito sano, anche se allo stesso tempo hanno deciso di assumersi i peccati degli adulti, finendo così per portare il debito della generazione precedente. Invece di salvare questi ragazzi dalle "difficoltà della vita", abbiamo finito per rendere più difficile il loro cammino. Mi dispiace per questo, o meglio, provo un grande rimorso... Dopotutto, non abbiamo risolto tutto.
Credo che in questo lavoro coesistano le cose che abbiamo realizzato e le questioni su cui dobbiamo riflettere.
Tuttavia, il mondo sta cambiando in modo incontrollato, anche quando cerchiamo di sovrapporlo ai vari problemi del mondo reale. Infatti, i valori, l'alfabetizzazione e la conformità delle persone sono cambiati radicalmente prima e dopo il coronavirus, e anche la guerra Ú cambiata in modi inaspettati. Sicuramente ci saranno altri cambiamenti inaspettati e significativi in futuro.
Come sarà percepito dunque The Witch from Mercury tra 10 o 20 anni? Sembrerà un'opera piena di valori antiquati, o avrà un'essenza che farà scattare nella testa di qualcuno l'indizio della risposta alla domanda di cui ho parlato prima? Mi piacerebbe vederlo.

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