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∀ Gundam Episodes ④ La Fine della Corsa

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Il 2024 segna il 25° anniversario di ∀ Gundam, uno dei lavori più significativi della produzione gundamica di Yoshiyuki Tomino-- Forse il suo primo "vero" Gundam.

Per celebrare questo anniversario ho deciso di rimpolpare un pò la lore di questa serie offrendovi la traduzione dei racconti brevi che costituiscono il volumetto Episodes, firmato dal romanziere di fantascienza Shigeru Sato e che chiudono la sua esperienza nell'adattamento in romanzo della serie TV.
Sato, pur non essendo direttamente legato alla produzione dell'anime è fan di lunga data di Gundam e ha collaborato con Shigeru Morita, membro dello Studio Nue e curatore dell'ambientazione di , e sembra che per la compilazione dell'adattamento in romanzo della serie TV abbia incluso anche elementi originali ideati da Tomino ma non inclusi nell'anime.

Anche questi brevi racconti quindi, pur incentrandosi su un'interpretazione personale delle vicissitudini dei personaggi in questione, tengono però conto dell'ambientazione originale e possono costituire un'interessante risorsa di minutaglia targata Correct Century.
Il volume è inoltre illustrato da un altro grande, il mangaka Kenji Tsuruta, che ha saputo reinterpretare i personaggi di in maniera particolarmente evocativa, di cui potete vedere un accenno nella "copertina" dei post!
Il capitolo di oggi è dedicato a due personaggi che più sottovalutati non si può-- Parliamo della squadriglia RRET, composta da Cancer e Muron! In questo capitolo si parlerà di identità ed appartenenza-- E le contraddizioni che questi bisogni comportano. Quanto della nostra "individualità" siamo disposti a compromettere per farci accettare da una comunità..?


Long Rider

La vecchia strada rossastra, che corre da est a ovest attraverso la natura selvaggia, è fatta di una pietra nera, spessa e polverosa. Ma nei caldi giorni d'estate, la sua superficie si ammorbidisce fino a lasciare come l'impronta di un artiglio nel terreno.
"Risale a prima dei Signori, quando c'era un vecchio paese," disse il vecchio, che da anni pascolava il suo gregge da quelle parti.
Il cappello dall'ampia tesa e il corpicino magro completamente nascosto dietro di esso lo facevano sembrare a una nuova specie di fungo.
"Lo conosco. Si chiama asfalto," disse una donna con gli occhiali da sole piegandosi verso il vecchio, facendo scuotere i lunghi capelli biondi, "Ma fa nulla, l'importante è che sua Maestà la Regina è scesa ad Inglessa..."
"Nocis, giusto?," disse il vecchio sollevando la testa dal cappello, "Anche io leggo i giornali."
"La sorella sta chiedendo se manca ancora molta strada," disse un uomo a torso nudo comparendo da dietro di lei, con un inaspettata voce acuta femminile.
Portava occhiali sottili con la montatura colorata, una vistosa bandana che tratteneva i lunghi capelli biondi ed i suoi baffi dorati e il petto irsuto scintillavano dolcemente alla luce del sole.
"Fino a est, lungo questa strada abbandonata, poi più a est, dopo Luzianna," rispose il vecchio stringendo le spalle sotto al cappello.
"Sorella, pare ci sia ancora molta strada da fare..."
"La frozi stone ci basterà ancora per un pò," rispose la donna con gli occhiali da sole tirandosi su.
I suoi capelli dorati le toccavano la schiena, scendendo sotto le spalle, e le sue lunghe gambe toniche e muscolose, che sostenevano la sua notevole altezza, erano avvolte da un materiale lucido, simile al cuoio.
La donna si avvicinò alla motocicletta parcheggiata presso la strada e vi si mise a cavalcioni con noncuranza, facendo oscillare le lunghe gambe.
Quando il motore si accese, il suo seno prosperoso sussultò sotto il giubbotto di pelle.
...Una motocicletta.
"Iron Horse", come lo chiamava la donna, era stato costruito da lei stessa, ed ogni volta che lo cavalcava le mandava una vibrazione di vita attraverso il sedere, le mani e le dita dei piedi.
Era enorme, con un complesso telaio di bambù nero e un motore a valvole laterali, un vecchio motore a tre cilindri, raffreddato ad aria, in alluminio fuso con polvere bianca, la cavalcatura perfetta per una donna giunonica come lei. Un adulto di piccola statura non sarebbe neanche riuscito a reggercisi in piedi.
Sebbene venissero chiamati con disprezzo "Long Rider", la verità è che avevano fatto di Iron Horse la loro casa, rifiutando di fermarsi in un unico punto.
Questa tribù viveva una vita nomade ed indipendente, comunicando i loro spostamenti attraverso lettere spedite dagli uffici postali in cui si fermavano.
Il nome utilizzato sia come mittente che destinatario trasmetteva i loro sentimenti verso le Terra: "RRET", ovvero "Retriever Regiment for Earth Turnback", il regimento per il ritorno ed il recupero del pianeta.
La prima volta che la donna consultò una lista di Erizona fu dopo aver guadagnato una grossa somma per aver costruito un Iron Horse customizzato per un ricco amatore. Mentre sfogliava l'elenco dei brevi rapporti, un grande titolo catturò la sua attenzione.

Solstizio d'Estate
Discesa dei Moonrace su Nocis a Inglessa
Discesa di Sua Maestà Dianna Soreil.

"Muron, ho chiuso con questo lavoro!"
La donna ricordò il volto del tizio che l'aveva pagata, quello sguardo che diceva "sei solo una pezzente".
Aggiunse una riga della lista, che mise in una nuova busta apponendovi un nuovo francobollo, e la inviò all'ufficio postale per raccomandata.

Cancer e Muron
Come punte di diamante dello squadrone RRET, marceranno al fianco di Sua Maestà Dianna Soreil, in attesa del raduno del resto dell'esercito.

...Anche se dovevano ancora arrivare a Nocis, una città nell'est di Ameria.
"Avanti sorella Cancer! Verso dove sorge il sole!," anche l'uomo saltò sul suo Iron Horse.
"Muron, vedi di sistemare quella parlata da femmina," ridacchiò Cancer, innestando la marcia e dando un colpo di accelleratore.
"Nooo, perchè?," accellerò lui in preda al panico, facendo slittare i pneumatici, "Il mio modo di parlare fa ridere? Eh, sorella, fa ridere?"
"Non chiamarmi 'sorella'!," gridò Cancer nel vento secco, "Chiamami 'Capitano Cancer della squadriglia RRET'!"
"Capitano-!," Muron fece serpeggiare il suo Iron Horse sull'asfalto nero, mandando scintille, "Suona proprio bene!"


Selvaggi

La luce delle stelle filtrava attraverso piccole fessure nell'oscurità della notte. Due ombre tremolavano accanto a un grande falò, che nonostante tutto brillava rosso nel buio.
"Mi chiedo quando arriveranno... Tutti gli altri?," disse Muron mentre impastava la farina di riso.
Mentre parlava, Cancer si aggiustava sul petto una catenina da cui pendeva un piccolo specchio tondo. Il falò lo riflesse di un bagliore rosso.
"Sembra siamo rimasti solo noi a vivere in questo modo..." disse Muron, strappando con destrezza la farina di riso in piccoli pezzi rotondi e gettandoli nella pentola d'acqua che bolliva lentamente sul fuoco, "A preservare la cultura lunare per duecento anni, senza farci corrompere dalle usanze terrestri."
Cancer rispose con amarezza, agitando le mani verso il cielo, "Gli ultimi arrivati che se ne stavano rannicchiati sulla Luna non ne hanno idea."
Le braccia forti tagliavano il vento notturno, le gambe calpestavano con forza il terreno. Il suo body aderente sembrava strapparsi, i seni e i glutei sodi ondeggiavano sui muscoli ben sviluppati. Cancer iniziò a danzare come se fosse un'artista marziale che combatte contro la notte.
“Bruciamo di nuovo stasera, sorella!," commentò Muron, mentre raccoglieva i dango dall'acqua bollente.
"Che la preghiera di chi come noi non ha dimenticato di adorare la Luna nonostante sette generazioni e duecento anni di persecuzioni, rivitalizzi gli ultimi arrivati che si lamentano della gravità!"
"Sei la più grande, sorella!," Muron si affrettò a bollire gli ultimi dango per disporli sul piatto.
"Dico a voi, fiero popolo della Luna!," gridò Cancer raccogliendo un tizzone ardente dal falò, "Unitevi a noi, discendenti di coloro che migrarono sulla Terra molto tempo fa, nella sacra festa dello spirito della Luna e acquisite il coraggio e la forza di reclamare il nostro pianeta!," gridava brandendo la fiaccola, "Per portare la Regina dei Mille Anni, Dianna Soreil, sulla Terra!”

Spirito della Luna-!

L'audace canto riecheggiò nella quiete della notte.

Il capitano Phil Ackermann del Diana Counter stava tornando alla nave d'assalto Almaiya dalla corazzata Soleil quando un rumore proveniente dagli alloggi temporanei attirò la sua attenzione.
“Capitano?," Una subordinata di Phil, la guardiamarina Poe Aijee, gli corse incontro uscendo dall'auto elettrica nei pressi della nave. Se la ferocia di Phil poteva essere descritta come una spada che aveva sferrato cento colpi, il suo volto ben curato mostrava un'acutezza che ricordava la lama di un rasoio ben affilato.
"Poe, non ti sei ancora riposata?” il naso aquilino di Phil si distorse mentre parlava, "La carenza di sonno è il peggior nemico della pelle."
L'espressione del suo viso sembrava allo stesso tempo scherzosa e imbronciata, il che perplesse Poe.
"Sua Maestà la Regina è stata egoista," Phil sorrise, "Tra tre giorni, pretende di andare in visita a Vicinity."
Poe non riusciva a capire il vero significato del sorriso di Phil, che sembrava ironico. Quando Phil aveva saputo della visita di Sua Maestà Dianna Soreil a Vicinity, le sue guance si erano arrossate di indignazione.
"E' da dove viene quel Barbabianca. Si dice che anche l'esercito cittadino si stia raggruppando lì. E quella montagna dalla forma strana, si sospetta che possa essere un sito tecnologico perduto..."
"...E' pericoloso?"
"Se Militia non entra in azione dopo tutto questo, o è composta da stupidi o da santi."
Phil abbracciò la spalla di Poe, che sembrò imbarazzata, "A proposito, come sta andando la simulation?"
"Il tempo di reazione è quasi ai livelli di un vero combattimento," riferì Poe ricomponendosi, "Sembra che possiamo gestire gli attraversamenti dall'alto dal centro."
"Non esiste una 'città celeste' sulla Terra. Non c'è bisogno di essere sconcertati da primitive armi volanti," annuì Phil soddisfatto, "Appena sua maestà Dianna sarà partita, schierate i Wodom in battaglia e distribuite le squadriglie Wad..."
"E la squadriglia dei due piloti?"
"Ah, erano loro, vero?," Phil lanciò un'occhiata verso la foresta, "Stasera stanno facendo molto rumore, stanno davvero ululando alla Luna?"
"Discendenti di un'unità di rilevamento residua di trecento anni fa, che si dichiarano la Squadriglia di Bonifica del Ritorno alla Terra..." Poe toccò il palmo di Phil sulla sua spalla. Era caldo e la ragazza sapeva che era stanco e già assonnato. L'omone era come un bambino, similmente affettuoso.
"Ma è strano parlare di “ritorno” o “riconquista” o “Terra” quando di fatto sono su questo pianeta da sette generazioni. Il fatto che si riferiscano alla Terra come al suolo è--”
"C'è anche il dannato esempio di Laura Rolla e del Barbabianca che sono Moonrace..."
Phil afferrò i polpastrelli di Poe, che gli toccavano i palmi delle mani. Dita sottili e fredde, pensò.
"Duecento anni di preghiere alla luna, si potrebbe dire..."
Poe rabbrividì un po' al tocco delle dita di Phil.
"Duecento anni, ...Se è vero, sono molto fedeli, non è vero?," disse Phil con un tono di disgusto, "Ma i miei uomini sono infastiditi dai rituali. Canti e danze sono roba da primitivi."
"Possiamo gestirli dichiarandoli irregolari," concluse quindi con fermezza, "È questo il senso della guerra."

Così, quella mattina...

Cancer si svegliò prima dell'alba.
Quando uscì dalla sua tenda, una nebbia appiccicosa riempì l'aria come latte rancido. Nel vento morto e immobile, c'era anche un leggero odore di marea, che ricordava l'odore di una donna.
"Una mattina schifosa..."
Cancer alzò lo sguardo verso l'enorme ombra rannicchiata nella nebbia mattutina.
Ai due era stata affidata un'unica bambola meccanica essendo parte delle forze irregolari. Era lo stesso FLAT che i loro antenati avevano portato con sé dalla Luna. Grazie a ciò, Cancer riuscì a padroneggiarlo rapidamente, dissipando i sospetti degli ultimi arrivati.
Tuttavia si sentiva anche come se le fosse stato affidato un cimelio di 200 anni. Era difficile credere che queste bambole meccaniche dalle gambe piatte fossero ancora in uso sulla Luna.
"Sorella?," Muron uscì dalla tenda accanto, sbattendo le palpebre in modo assonnato e indossando i suoi occhiali, "Kyah! Sorella... Che vergogna!"
Cancer era nuda nella nebbia, "Di che ti preoccupi? Facendo il bagno al lago mi avrai vista nuda mille volte..."
"N-Non è che siamo sposati," Muron arrossì e si nascose nella tenda.
Cancer rise e, ancora nuda, tirò un paio di pugni e calci alla nebbia.

"Perché la casa di Can è fatta di stoffa?”

Si udì un rumore ad est.
"Sorella? Che succede?," chiese Muron dall'interno della tenda.
"Credo che i contadini abbiano tirato fuori delle bombe e stiano facendo rumore," Cancer ignorò il clamore che riecheggiava debolmente da dietro la nebbia e continuò ad esercitarsi, "Succede sempre, sanno che presto saranno invasi..."
I contadini stavano ammassando armi e bombe per intimarli ad andarsene dai 'loro terreni agricoli'. Si diceva che le armi fossero fornite da Militia, ma non ci sarebbe stato da stupirsi. Gli ultimi arrivati non capivano nemmeno questo e mostravano tutta la loro pigrizia, dichiarando una tregua.
Cancer odiava i terrestri che potevano esigere certe pretese sulla "loro terra".

"Non c'è una casa per Can da nessuna parte?”

...Avevano resistito fino a quel momento.
Sette generazioni e duecento anni. Avevano atteso il momento del ritorno ufficiale sul pianeta dei loro antenati. Eppure gli ultimi arrivati non capivano la sofferenza patita durante quelle sette generazioni e duecento anni e li trattano come estranei, o addirittura come fenomeni da baraccone.
Perché dovrebbero essere trattati con disprezzo dagli ultimi arrivati, che trascuravano le preghiere alla luna e si concedevano roba come una tregua, pensò Cancer amaramente.

"Can vuole vivere in una casa con un giardino pieno di fiori come quella di Adam"

Cancer disperse la nebbia e il sudore ribollente che si era acceso sulla sua pelle sferrando una serie di calci alla sottile pellicola mattutina.
Si diceva che il pilota della bambola meccanica di Militia chiamato Barbabianca fosse Moonrace.
...Traditrice.
Forse è anche a causa sua che loro venissero ostracizzati solo perché sono nati sulla Terra. Una schifosa traditrice. Come aveva potuto voltare le spalle a Sua Maestà?
"Merda-!"
Smise di esercitarsi, respirando pesantemente, un rivolo freddo le scese sulla pelle. L'erba sembrava calda sotto i suoi piedi nudi. Un'altra pulsazione fece venire la pelle d'oca a Cancer, che si appoggiò la mano sul petto e sentì il cuore battere irritato dietro i suoi muscoli turgidi.
Oltre al trambusto da est, dalle profondità della terra, dal cielo pieno di nebbia... Un eco sgradevole che strisciava verso l'alto e si riversava verso il basso.
"Sorella, sento di nuovo qualcosa," Muron, che si era nascosto nella tenda, emerse ansioso.
"Qualcosa...sta venendo da questa parte."
Non fece in tempo a finire la frase, che un'ombra enorme volò sopra la testa di Cancer, squarciando la nebbia. Una serie di esplosioni attraversò il cielo e una luce e un suono simili a un violento tuono echeggiarono in alto.
"...Caccia?"
Proprio mentre si rendeva conto di cosa fosse l'ombra, un jet da combattimento, valutando male la sua altitudine, si schiantò proprio accanto alla loro tenda. Con un violento scuotimento del terreno, un vento caldo arruffò i capelli biondi e sudati della donna. La nebbia divenne vermiglia e l'odore nauseante della polvere nera bruciata sembrò corrompere istantaneamente l'aria del mattino.
"Alla faccia della tregua!," Cancer si allontanò, nuda, "I terrestri ne stanno approfittando per preparare per un attacco a sorpresa!"


Perdenti

"Passo."
Zzzz--
"Mi ricevete?"
Zzzz--
"Avanti ragazzi! Qui è la squadriglia RRET--!"
Zzzz--
"Muron, il trasmettitore è rotto."
Cancer, con un grosso zaino in spalla, si rivolse a Muron, che sbraitava all'ombra del bosco.
Era stata ovviamente Cancer a romperlo.
L'attacco a sorpresa di Militia di una settimana fa era durato solo pochi minuti. Mentre si precipitava nella sua posizione di combattimento, vide avvicinarsi la bambola meccanica bianca da dietro la nebbia.
Doveva essere la traditrice Laura a bordo del Barbabianca. Cancer sentiva di aver trovato uno sfogo al suo risentimento irrisolto.
Ma quando arrivò una trasmissione che diceva, “Stanne fuori, irregolare”, diede un calcio alla radio.
“Dove sarà volato il castello di Sua Maestà?," piagnucolò Muron, nascondendo la barba dietro i palmi delle mani.
"Non piangere. Ti ho portato la cena per stasera," disse Cancer abbassando il fagotto che portava in spalla davanti alla tenda. Un cinghiale perfettamente integro.
"Non è possibile! L'hai preso tu, sorella?," Muron smise di piangere e scese dal FLAT, "Vuoi del prosciutto? O pancetta? Cucinerò subito le interiora," canticchiò dirigendosi verso la tenda.
"Sbrigati prima che si svegli. L'ho solo preso a pugni."
"Eh? Quindi è ancora vivo? Woooaaah--!," le urla di Muron riecheggiarono nella foresta, "Aspetta! Sei il primo pasto decente da dopo una settimana--!"
"Ti avevo detto di sbrigarti!," Cancer guardò con un sorriso ironico la nuca di Muron, mentre correva in profondità nella foresta all'inseguimento del cinghiale, che era appena scappato.
"Sorella!," gridò poco dopo Muron, "A sud della foresta!"

Il display del FLAT mostrava un vasto campo dorato, una collina e una grande villa in cima ad essa. Dai camini della villa uscivano sottili pennacchi di fumo, a indicare la presenza di persone.
"...Stanno cuocendo qualcosa," borbottò Muron, stringendosi lo stomaco, "A quest'ora, devono essere biscotti o qualcosa del genere."
"Un buon tè del pomeriggio, eh... Oh?," Cancer vide qualcosa di strano nell'angolo del display, "Sta succedendo qualcosa."
Quando ingrandì una parte del display, vide delle persone ai piedi della collina dove si trovava la casa. Sembravano divisi in due gruppi, pronti a combattere.
"Stanno litigando..? E quella non è una macchina elettrica lunare?," Muron scorse la caratteristica silhouette in alcune immagini ingrandite. Un camioncino rotondo.
"È un peccato che debba aiutarli," ridacchiò ironicamente Cancer.

Il sergente Yanny grugnì per il dolore alla ferita, "Non pensare a noi come soldati feriti..."
Non poteva ammettere di essere a capo dell'assassinio di Dianna... Una parola fuori posto e...
"Stiamo negoziando pacificamente," rispose la corpulenta soldatessa dalla Luna, "Possiamo pagare in moneta lunare."
Questa gigantessa dai capelli spessi raccolti in due code aveva smesso da parecchio tempo di utilizzare parole come "pacificamente".
"Cosa ce ne facciamo di quelle banconote?," risposero i soldati che bloccavano il passaggio.
"Si possono scambiare con tutto quello che si vuole, che sia un macchinario o un fertilizzante," disse la donna, "Ma non voglio parlare con voi, voglio parlare con la fattoria. Non hanno manodopera, vero? Preferiscono che la raccolta del grano subisca ritardi?”
"Avete un conto? Dove si cambiano? Avete intenzione di aprire un negozio di generi alimentari?” disse Yanny, ed i suoi uomini coperti di bende gridarono all'unisono “Il signor Lois ci ha salvato la vita!”
Yanny rispose con stizza, "Ci occuperemo noi della raccolta, non è affar vostro."
"Come faranno dei feriti come voi a raccogliere tutto questo grano?" chiese la donna.
"Guardiamarina Anan," arrivò una voce seccata dal Dianna Counter, "Facciamoli fuori..."
"Sua Maestà Dianna ci proibisce di combattere. E a dirla tutta, anche l'approvvigionamento di cibo è illegale," mentre Anan spiegava, una gigantesca ombra si diresse verso di loro con un suono acuto.
"Alla faccia del divieto di combattere! Sono le vostre bambole meccaniche! Volete saccheggiarci--!"
Yanny ebbe un sussulto quando vide la bambola meccanica di colore scuro.
Era dello stesso tipo che aveva comprato da quel panettiere tempo fa, e volteggiava attorno la collina.
"Di che unità siete?," anche Anan era perplessa, "Stai infrangendo gli ordini si Sua Maestà?"
Yanny guardava stupito la lite tra le due donne, che si sputavano insulti a vicenda.
"I Moonrace non ballano sotto la Luna!"
"I miei antenati sono scesi sulla Terra molto prima di voi e hanno sempre pregato!"
"Non si vestono nemmeno così!"
"Siamo vestiti così da sette generazioni e duecento anni! E' l'aderenza che resiste al vuoto atmosferico che ci è stata tramandata di generazione in generazione!"
"Quella è solo una inner suit. Pensate di poter andare nello spazio con quella?"
"Zitta! Non avete rispetto per i vostri predecessori di 200 anni fa?"
"Predecessori? Mi prendete in giro? Avete infranto l'ordine di tornare e siete rimasti qui da soli, non è vero? Noi abbiamo obbedito agli ordini di Dianna e siamo scesi dopo un negoziato formale."
"Negoziato? Ahahah! Negoziare con la gente della Terra? E questo sarebbe il risultato?!"
"C'è stato un malinteso. Sua Maestà vuole...La pace..."
"Dovete solo sottrargliela! La Terra è la patria dei Moonrace, e solo perché ora vivono qui non significa che appartenga solo ai terrestri!”
"Non capite gli ordini di Sua Maestà Dianna Soreil? Ecco perché i Moonrace non possono vedervi! Avete vissuto sulla Terra così a lungo che siete diventati dei selvaggi!"
“Siete voi ad essere troppo pigri!”
"Se siete dei selvaggi, non chiamatevi Moonrace!"

"E' così, allora..."

Una voce stridula risuonò da dietro Yanny, "Cosa ne farete dei miei campi di grano?"
"...Signor Lois?"
Yanny si voltò per vedere un vecchio in piedi di fronte alla casa, che sembrava esserne il proprietario. Era magro e esile, ma il suo corpo era pieno della vitalità di un anziano riesce a sostenere una grande fattoria.
"Non potete prendere una decisione al più presto? La qualità del grano si sta abbassando a causa del ritardo nella raccolta."
"Abbiamo chiesto il sostegno della forza principale di Militia. Non possiamo permettere che gli invasori si prendano il nostro prezioso raccolto," disse Yanny.
"Lo sapevo!" gridò Cancer.
"Signor Lois, ce lo venda," supplicò Anan "Non siamo invasori."
"Ma se avete fatto un casino ad Inglessa!," iniziarono a gridare Yanny e gli altri.
"Chi di voi ha rovinato l'accordo di pace e ha rotto la tregua?,” replicò con rabbia Anan.
"E' il momento! Muron, occupa i campi di grano!," gridò Cancer verso il FLAT. "È un'invasione!," gridò Yanny.
"Non ti dispiace causare dolore a Sua Maestà Dianna Soreil, vero?," disse Anan.
"La Terra è anche nostra. Se non ce la danno, ce la portiamo via!," concluse Cancer.
"Aaah, che casino--!," urlò il vecchio contadino attirando l'attenzione, "Non mi interessa chi raccoglie il grano! Decideremo facendo una scommessa!"
"C-Che scommessa?" zoppicò verso il contadino Yanny.
"Una corsa a chi riesce a finire per primo un giro attorno alla fattoria!"
"Una corsa?," sgranò gli occhi Anan.
"La gara è dopodomani, domenica. Il vincitore potrà comprare il grano della fattoria. Questo è quanto. E ora via, è l'ora del tè!”


La corsa

L'auto utilizzata per le corse era conservata nel fienile, avvolta in un telo.
"Quest'auto è l'orgoglio e la gioia del padrone,” ridacchiò Manya, la cameriera che faceva da guida, "Considera questo garage un pò come il suo studio."
Yanny fissava ammutolito l'auto avvolta nel lenzuolo, comunemente conosciuta come “salotto da corsa”.
Era una berlina customizzata di marca Lineford. Yanny non lo sapeva, ma lo stesso modello era presente in casa Heim.
"E' gigantesca..," borbottò uno dei suoi sottoposti con un certo disprezzo.
Gigantesca. Aveva un motore a trazione posteriore con un piccolo vano nella parte anteriore del veicolo, in modo che il conducente potesse salire e scendere senza preoccuparsi di indossare un cappello. L'altezza del veicolo era superiore a due metri. Il sedile del conducente si trovava sopra la sezione del motore che sporgeva dalla cabina. La visibilità anteriore era scarsa, proprio come in una locomotiva.
"Questo non è un modello da corsa, vero?"
Un meccanico scosse la testa, "È troppo pesante e troppo alta. Anche la posizione del pilota è scomoda."
"Il padrone ha detto che potete modificarla a piacimento," disse felice Manya, "Ha detto che non vede l'ora di vedere come sarebbe venuta fuori!"
Yanny non potè evitare di arrossire al sorriso di Manya.
Era adorabile. Non si preoccupava nè del grano nè dei soldati dalla Luna, era sempre sorridente ed allegra, cosa che faceva sospirare Yanny.
"Signorina Manya, vedrà-- Vincerò!," disse Yanny distogliendo lo sguardo.
"Buona fortuna!," rispose Manya, continuando a sorridere.
"Sergente, la sua faccia è rossa," rise uno dei soldati appena Manya tornò da dove era venuta.
"Z-Zitto!," gridò Yanny, "Vincerò la gara con questa e darò una bella batosta ai tizi della Luna!”
"Per il bene di Manya, giusto?"
“I-idiota! In quanto parte di Militia, è nostro dovere aiutare le persone in difficoltà!," gli urlò contro arrosendo ancora di più.

Quella sera iniziarono i lavori sull'auto in vista della gara di domenica.
"Dobbiamo alleggerirla prima di iniziare," indicò uno dei meccanici, "Iniziamo col togliere le parti superflue."
Vedere i soldati feriti di Militia schierati con chiavi inglesi e cacciaviti in mano era un vero spettacolo, ma in men che non si dica la berlina era stata completamente spogliata, anche di fari e parafanghi.
"Sergente Yanny, non può guidare senza il volante, vero..? Inoltre le servono quattro pneumatici, quindi li rimonti, per favore... E adesso lasciate fare a me." Sembrava una bella sfida.

Cancer aveva piantato una tenda alla periferia della fattoria.
“Questi ultimi arrivati dormono proprio in piedi!," sputò, "Dovremmo semplicemente prendere possesso della terra per Sua Maestà!"
"Tanto valeva tornare sulla Soleil,” commentò Muron seduto in ginocchio lontano dal fuoco, presso il FLAT.

"Che stai farfugliando?"

All'improvviso si udì una voce gracchiante. Un uomo anziano, piccolo, in camice e con un bastone apparve illuminato dal fuoco.
“Vecchio!," commentò Cancer.
"Dovete essere affamati," disse Lois, e la cameriera Manya si fece avanti con un grande cesto in mano, posandolo vicino al fuoco.
“Wow! Un intero pollo arrosto!," esultò Muron, guardando nel cestino.
"Probabilmente è avvelenato," disse Cancer, "In ogni caso, chi vuole niente dai terrestri!"
“Fate come più vi aggrada," disse Lois, "Siete davvero Moonrace?"
"Fieri Moonrace!"
"Siete nati sulla Luna?"
"Siamo nati sulla Terra."
"Allora siete terrestri, no?"
"Non essere ridicolo. I miei antenati erano fieri Moonrace!"
"Siete nati ad Ameria, vero?"
"Sì, siamo Moonrace nati nel continente ameriano! E allora? Anche tu ci disprezzi?"
"Io non sono nato ad Ameria,", disse Lois, colpendo il terreno con il suo bastone, "Sono nato molto più a est, nel continente di Galia. Siamo stati sorpresi da una tempesta e sono finito qui con i miei genitori mercanti."
Cancer non sapeva cosa dire.
"Sai cosa hanno passato i Gali, senza relazioni commerciali o diplomatiche, qui ad Amelia, vero..?" disse Lois, "Nascondemmo la nostra identità, lavorammo duro e alla fine ottenemmo questa fattoria, ma i servi scapparono non appena scesero i soldati della Luna."
"Che schifo," disse Cancer, "Ecco come sono fatti i terrestri!"
"Anche tu vieni dalla Terra," disse Lois, "Siete entrambi veri "terrestri" nati ad Ameria."
"Stai dicendo che dovremmo unirci alle forze della Terra?," Cancer strinse i pugni.
"Non siete estranei," disse Lois, "Siete il punto di contatto tra Luna e Terra..."
"Come i pipistrelli da quella vecchia storia?," a Cancer venne in mente quella traditrice di Laura, ed i suoi muscoli si tesero.
"Devi trovare il tuo posto," commentò Lois impassibile, "E' facile dare la colpa a qualcun altro."

Il mattino seguente, la vettura elettrica dei Moonrace era parcheggiata sulla collina che dominava il campo di grano.
"È impossibile che un veicolo terrestre con motore a combustione possa sconfiggerci. Ma i Moonrace affrontano tutto in modo scientifico," disse la guardiamarina Anan, in piedi sul retro della camionetta, "Quindi ecco i dati sul percorso..."
Un'immagine tridimensionale fu proiettata in aria da un terminale sul retro del veicolo e i soldati iniziarono a studiarla.
"Un giro, quattro miglia. È pianeggiante, ma non è asfaltato e ci sono solchi, buche e pendenze qua e là," spiegò un soldato occhialuto, che sembrava essere un ufficiale tecnico, "In particolare, qui si inclina di circa cinque gradi verso il perimetro e c'è un grande fosso, forse i resti di un canale di scolo, che attraversa l'ingresso del rettilineo successivo."
"Proprio dove si trova quell'albero..." Anan indicò un angolo del campo di grano e sgranò gli occhi.
Un accrocco di ferraglia si avvicinò alla curva con un suono allucinante, come fosse sul punto di esplodere.

"Woohooooo!"
Sembrava che il volante fosse incastrato tra le ruote anteriori, il conducente entrò nella curva senza rallentare, e l'auto proseguì la sua corsa fuori dal sentiero.
Indipendentemente dal fatto che sterzasse o meno, continuò la sua corsa attraverso il campo di grano.
Nelle corse questo si chiamava “sottosterzare”.
Non appena lasciò l'acceleratore in preda al panico, il volante divenne improvvisamente pesante e l'albero gli si parò davanti.
Questo si chiamava “sovrasterzare”.

"...Meglio procedere con cautela."
Anan guardò l'auto modificata e deforme schivare per un soffio l'abete, sospirando profondamente.

Arrivò finalmente il giorno della gara.
"Sorella, non vai a vedere?," disse Muron mangiando uno dei panini di Lois.
"Chiunque vinca," mormorò Cancer, asciugandosi il sudore dal viso dopo l'allenamento mattutino, "Non è affare degli estranei."
...Un vero “terrestre” nato ad Ameria.
"...Non degli estranei," si interruppe Cancer.
Il veicolo elettrico si avvicinò a Cancer.
"Forse sono venuti a prenderci? Scommetto c'è troppo poco pubblico dal renderlo un evento eccitante," Cancer aggrottò la fronte e strinse i pugni, "Andiamocene."
"Ho bisogno di un favore," Anan chinò il capo con riluttanza.
Cancer rimase stupita, "Stai chiedendo un favore a un... Selvaggio?"
"Il contadino vuole che ci scambiamo le vetture per rendere la gara più equa."
"E da me che vuoi..?" esitò Cancer fissando la nuca della donna, "Cosa vuoi che faccia un selvaggio... Nato sulla Terra?"
"Un veicolo talmente primitivo, con cambio manuale-- Noi del Dianna Counter non sappiamo come funzioni," Anan chinò ancora una volta la testa, "Per favore. Voglio che tu vada a gareggiare e... Vinca."


La Fine della Corsa

Cancer accese il motore con esitazione.
Il quattro cilindri a valvole laterali iniziarono a vibrare sotto il suo sedere.
Perché lei, un'estranea, avrebbe dovuto fare questo per gli ultimi arrivati? Perché doveva fare questo al suo popolo, perseguitato per sette generazioni e duecento anni, per il bene degli ultimi arrivati, che non capivano la sofferenza di quelle sette generazioni e duecento anni?
Era come fargli un piacere. Era come se volessero vincere la gara per farsi accettare da loro. Dovevano vincere? Potevano vincere? Se vincevano, le sette generazioni e duecento anni di persecuzione saranno stati cancellati? Lo squadrone RRET poteva raggiungere il suo obiettivo?

"Perchè la casa di Can è fatta di stoffa?"

Da bambina, sua madre sorrideva quando glielo chiedeva.

"Can vuole vivere in una casa con un giardino pieno di fiori come quella di Adam"
...Il giardino pieno di fiori di Can.
Poteva avere una casa tutta sua? "Pronti--"
Lois alzò il bastone verso il cielo terso di Luglio.
"--Via!"
Nel momento in cui la cloche fu abbassata, Cancer spinse la frizione, innestò il cambio, che stridette, tolse la frizione e premette l'acceleratore.
I giri del motore rallentarono e i pneumatici si infilarono nella strada asciutta, sollevando leggermente la sezione anteriore, composta solo dal telaio, e l'auto accellerò.
Era simile all'Iron Horse. Se si accelerava, l'anteriore perdeva il contatto con il terreno. In curva, è improbabile che il veicolo riuscisse a girare, a meno che la parte anteriore non fosse pesante o che la parte posteriore mantenesse aderenza. D'altra parte, il veicolo elettrico guidato dai soldati di Militia aveva quattro ruote motrici e sorpassò l'auto di Cancer con un leggero stridìo.

“Sì! Sono davanti!," Yanny guardava felice la polvere dalla collina della villa lungo i campi di grano, "È fatta, Manya!"
"Impossibile che una vettura elettrica lunare sia sconfitta da un'auto terrestre," si morse un labbro Anan, "Ma alla fine dipende dal pilota."
"No! Lo può guidare anche uno dei nostri pilota di caccia!," disse Yanny, che non voleva essere da meno.
Seconda, terza, il distacco del camion elettrico aumentava rapidamente a ogni cambio. Più velocemente di quanto un cattivo cambio poteva essere svantaggioso, una nuvola di polvere colpì gli occhiali da sole di Cancer, finendogli in bocca.
"Cazzo!," Cancer assaggiò la sabbia per la prima volta dopo tanto tempo, "In ogni caso, non importa!"
Non c'era tempo per essere confusi. Ne aveva abbastanza di masticare sabbia!
Quel giorno...
Il padre di Adam si avvicinò alla tenda con un fucile.

"Insegnare a mio figlio a fare certi balli idioti..."

Da quel giorno, Cancer decise di fidarsi solo dei suoi pugni. Quando si accorgeva che la chiamavano zingara o pazza, il modo migliore per proteggere la sua esistenza si rivelò quello di allenare il suo corpo e affinare i suoi pugni.
...Quindi si affidò ai pugni per togliersi di dosso la sabbia che le veniva lanciata addosso.
Cancer schiacciò il piede sull'acceleratore. La strada sterrata traballava e Cancer sterzò abilmente per tenersi in posizione, continuando ad accelerare.
"Aspetta!"
Superò alcune curve senza frenare, e raggiunse il veicolo elettrico, "Pensi di poter vincere in una macchina come quella?!
"Non lo so!," rispose il guidatore con le lacrime agli occhi al rombo del motore di Cancer che si avvicinava, "Ma questo è quello che mi hanno dato!"
L'auto elettrica sbandava ad ogni curva, e l'auto di Cancer gli si teneva stretta alle calcagna.
"Waahahhhh, voglio tornare indietroo!"
Quando l'accelleratore del veicolo elettrico fu spinto nel panico, la due macchine si allontanarono di nuovo.

"E' ora di tornare.. Tutto ok?"
"Dannazione. Davanti al potere tecnologico superiore della Luna, era ovvio che ce la saremmo vista brutta," Anan teneva la testa tra le mani, "--Se solo non ci fosse stato lo scambio!"
Se non fosse accaduto, non avrebbe dovuto chinare la testa ai RRET ed assistere ad uno spettacolo del genere.
"Ho in pugno questa battaglia!," Yanny si alzò in piedi su una gamba zoppicante, "Guarda, Manya--!"

L'abete che segnava l'inizio del rettilineo che portava al traguardo iniziava a diventare visibile. Cancer impresse ancora più forza nelle sue dita dei piedi.
"Un vero terrestre nato ad Ameria," aveva detto Lois.
"Siete il punto di contatto tra Luna e Terra," e forse era così.
Cancer alzò lo sguardo nel punto in cui la sabbia sollevata dalla vettura elettrica si fondeva col cielo di Luglio.
"Devi trovare il tuo posto."
Lo aveva già cercato senza che nessuno glielo dicesse.

"Perché la casa di Can è fatta di stoffa?"
"Can vuole vivere in una casa con un giardino pieno di fiori come quella di Adam”
"Ma Can non ha un giardino pieno di fiori."
"Non c'è una casa per Can da nessuna parte?"

L'aveva cercato a lungo.
...Il giardino pieno di fiori.
L'abete divenne finalmente ben visibile, ondeggiando da dietro la polvere.
Appena dopo la curva, pensò Cancer, potrebbe esserci il suo giardino pieno di fiori.
Spinse ulteriormente l'acceleratore e raggiunse la vettura elettrica, che però frenò di colpo per la paura.
"Non lo faccio per gli ultimi arrivati!," Cancer speronò il retro del veicolo elettrico.

“Oh, idioti della RRET! Non avrei dovuto darvi quella roba!," gridò Anan.
"Forza, sorella! Mostra l'orgoglio della nostra squadriglia!," Muron si inginocchiò ricordando la statua di una fanciulla in preghiera.

"Stronzate!,” il pilota dell'auto elettrica rimase sconvolto dalla guida dell'altra, "Stai indietro!"
La macchina si era affiancata alla vettura elettrica, slittando in curva, "Io--"
Oltre la curva, Cancer credette di vedere un campo di fiori.

"Ma Cancer ha giardini pieni di fiori molto più grandi e belli, no?"

Ricordava ancora le parole di sua madre.
Nei suoi vagabondaggi, Cancer giocava in campi pieni di denti di leone e, in autunno, in campi di sempreverdi dai fiori gialli che sembravano bruciare come fiaccole.
L'auto di Cancer fece testa coda sul rettilineo e finì nel fosso che attraversava un sentiero agricolo. Improvvisamente il terreno sembrò scomparire. La sospensione si contorse e Cancer sentì il suo corpo fluttuare dolcemente.
...Il suo posto.
Aprendo gli occhi, vide un singolo dente di leone fiorito fuori stagione, proprio davanti a lei.
"Che l'abbia trovato..?"
Girando lentamente la testa, vide davanti a sè un cielo di un blu abbagliante. Ad incorniciarlo c'erano spighe di grano dorate, piene e soffici, che oscillavano nel vento.
"Tutto ok?," le chiesero dal cielo.
Sollevò lentamente il corpo e guardò oltre il grano per vedere la collina con l'abete e la casa. Alzandosi, sentì dolore in tutto il corpo.
"Sei volata ad una velocità impressionante”, disse un ragazzo preoccupato, "Pensavo fossi morta..."
Erano alla curva dell'abete.
La vettura elettrica era uscita fuori strada, finendo nel campo di grano, mentre sul sentiero per la fattoria c'era l'auto cappottata a cui ancora giravano le ruote.
"Mi sono messo una tale paura che sono andato a finire nel campo!," rise il ragazzo.
"E tu chi saresti..?"
"Sono Rob. Ero a bordo della macchina della Luna... E sono il pilota di Militia."
Prima che potesse capire cosa fosse successo, una figura scese dalla collina.
"Signor Lois! Il veicolo di Rob è più vicino al traguardo! Rob ha vinto!," rivendicò immediatamente Yanny.
"Se esce dalla pista, viene squalificato, vero?," Anan indicò la macchina sul sentiero, "La nostra è ancora sulla strada!"

"Ecco il verdetto!"

Lois gridò, battendo a terra con il bastone.
Yanny e Anan si stavano ancora insultando a vicenda, Cancer invece fissava il vecchio.
"Sono entrambi squalificati, è un pareggio! Potete dividere il campo di grano a metà!”

Nell'aria ancora scura dell'alba, Cancer legò gli ultimi effetti personali al Iron Horse e poi si tolse le bende che aveva attorno al corpo.
Le bende svolazzavano giù come serpenti bianchi, brillando nella penombra.
"Possiamo restare qui se vuoi, sai?," disse Cancer a Muron, alle prese col suo Iron Horse, "Sta a te decidere."
"E' quello che ha detto... Il vecchio Lois."
Alzò lo sguardo e vide la fattoria di Lois, stagliarsi tranquillamente contro il cielo viola.
Era stata spinta lì dentro a causa delle ferite, ma era così comodo da ricordarle una nave.
"S-sta zitto!" Cancer accese il motore, sbraitando, "Ho deciso di combattere per Sua Maestà Dianna. Non per gli ultimi arrivati!"
Ingranò la marcia e corse giù per la collina.
"Sorella! Sono il tuo fidanzato! Non lasciarmi!," Muron si precipitò dietro di lei.
"Ho sentito che la Soleil è a Sud, seguimi, se vuoi!"
Le grida di Cancer e lo scarico del motore a valvole laterali riecheggiarono nella fioca luce dell'alba lungo la strada della fattoria.

Alla fine si fece buio.

Nella luce del tramonto, notarono un polverone sanguigno formarsi alla fine della strada.
"Mh?" guardò e vi scorse un'ombra, "Il vecchio Lois?"
Lo raggiunse e vide che si trattava di una berlina di lusso composta dal solo telaio.
Manya sedeva al posto di guida, vestita da cameriera, e al posto dei sedili c'era il divano del soggiorno. Lois, vestito in smoking, vi era seduto con una smorfia.
"Non chiamarmi vecchio, ragazzina”, disse.
"Che ovvietà. Hai cercato di farci collaborare con gli ultimi arrivati, in modo di farci sentire in debito con te?," urlò Cancer di tutta risposta.
"Non l'ho fatto per voi, ho solo pensato che sarebbe stato divertente," disse Lois guardando i campi di grano raccolti, "Prima di andarmene ho assistito ad un bello spettacolo."
"Eh? stai abbandonando la fattoria?," disse Muron, "Che spreco!"
"Dice che ha intenzione di trasferirsi a sud di Luzianna, a reclamare un ownerless domain" rispose Manya tenendo il volante.
"Abbiamo ricevuto un bel pò di moneta lunare. Con questi ho comprato un grosso macchinario agricolo..." disse Lois, "Volete venire con noi?"
Questo vecchio... Riuscirà sempre a trovarsi il suo posto.
Cancer sospirò con frustrazione.
"Per quanto riguarda me..." Cancer accellerò sorpassando l'automobile, "Me lo troverò da sola!"
"Non so di che parli-- Gh," Lois si coprì la bocca con un fazzoletto per proteggersi dal polverone, "Ma non corrermi davanti!"
"E chi se ne frega!," Cancer continuò ad accellerare senza voltarsi, "Non impicciarti... Vecchio!"
Non sapeva se alla fine di questo percorso sterrato ci sarebbe stato il giardino pieno di fiori che stava cercando, ma non ci pensò più e si limitò ad ascoltare il vibrare del motore tra le sue gambe.

Quella mattina, Yanny trovò dei panini sul tavolo da pranzo ed una lettera.

Signor Yanny,
Lascio questa fattoria col padrone.
Buona fortuna nella guerra contro i Soldati della Luna e non si faccia male!

Manya

"Signorina Manya..," Yanny abbassò spalle per la delusione e addentò un panino, "Merda..."
La senape pizzicò, facendogli lacrimare gli occhi.
"Un uomo di Militia vive solo per combattere! Non abbiamo tempo per oziare qui! Ci uniremo all'esercito principale--!”

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