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Report della Mostra "Fabrizio Spadini: La Colonizzazione dell'Immaginario"

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Ieri, grazie alla tregua meterologica, sono riuscita a fare un salto alla Galleria d'Arte De Nisi, che fino al 19 Dicembre ospita i lavori di Fabrizio Spadini in una personale intitolata La Colonizzazione dell'Immaginario.
Si tratta di una piccola, ma significativa collezione di dipinti ad olio che pongono l'accento su uno degli aspetti della poetica visiva di Spadini-- Ma andiamo ad esplorare nel dettaglio.

Innanzitutto un paio di parole sulla location, suggestivissiva, custodita nel seminterrato di Palazzo Cenci nel quartiere Regola, sul Lungotevere del Vallati.
Il raccordo tra il nudo muro antico e le pennellate a momenti frivole, i colori caldi -anche quando freddi, creano una sensazione molto piacevole nello spettatore, anche quando proviamo il necessario straniamento o perplessità.

Artisticamente parlando, Spadini si rifà alle avanguardie pittoriche contemporanee, e passa con scioltezza da suggestioni futuriste e metafisiche, segnando una cesura definita col "reale", a nostalgie veriste e macchiaiole, nel tentativo di tornare ad esso.
In queste citazioni grafiche appaiono loro, i robot, gli eroi della nostra infanzia, nel costante ruolo di muse inanimate, di sibille involontarie.
Sono due piani della memoria culturale che entrano in contatto: quello del riconoscimento dello stile artistico delle avanguardie contemporanee, di un'opera o uno stile universalmente famosi, e quello del pop fragoroso dell'animazione giapponese. Nel ricordo dell'artista, che Ú la sua esperienza, Spadini cerca di far conciliare questi due mondi che compongono la sua identità, nell'unico piano esistenziale dei suoi dipinti.

Ma per entrare nel vivo della nostra interpretazione, affidiamoci alle domande sollevate dal curatore e saggista Jacopo Nacci negli interventi raccolti nel catalogo: "Quanto di me Ú costruito dagli immaginari artificiali? Quanto della mia memoria? E come interviene sulla percezione che ho del mio passato? E come influenza il mio modo di vedere il futuro? E soprattutto: come influenza il mio modo di vedere il qui e ora--?"
Ricordiamo che l'espressione artistica implica sempre un messaggio, più o meno volontario, e nel caso dei lavori di Spadini, si tratta forse più che altro di una placida constatazione, di un'onesta espressione di sÚ, forse anche un pò rassegnata più che esaltata.

Da questo punto di vista, due lavori hanno attirato molto la mia attenzione, "CRT Ray", nel suo sfacciato omaggio alla "Guernica" di Picasso, e in palese contrapposizione, i "Paesaggi Urbani" popolati da un imponente quanto impotente Mazinger Z.
In "CRT Ray", il riferimento Ú ai raggi catodici del mezzo televisivo, a quella folle orgia di suoni e colori che per molti bambini dell'epoca costituivano la visione degli eroi giapponesi in TV-- E il fatto che la memoria di Spadini faccia coincidere quella eccitazione col terrore che nel "Guernica" originale Ú ritmato dallo sfarfallare di una lampadina al centro di una stanza nel mezzo di un bombardamento non dovrebbe essere un caso: al centro di entrambi gli eventi abbiamo un momento che ha segnato indelebilmente una generazione di "sopravvissuti", sottolineato dal progresso tecnologico-- O dal "regresso tecnologico", ovvero quando uno strumento non viene usato come un beneficio ma come una "scorciatoia": negli anni '70 e '80, con la televisione come baby-sitter, e nel 1937, con un bombardamento risolutivo di una guerra civile.

Il risultato di questa adrenalinica infanzia che ci ha lasciati assuefatti come i soldati americani di ritorno dal Vietnam, Ú da ritrovare nei placidi "Paesaggi Urbani", dove il robottone per antonomasia (almeno nel mio caso! E' il mio preferito!), Mazinger Z, Ú immerso in paesaggi industriali praticamente abbandonati, relegati in una periferia solitaria che citano la poetica di Sironi.
Io vedo in questo Mazinger Z l'autore, il suo io più profondo, ma anche me stessa, e tutti quei bambini un tempo esaltati dal mondo fantastico rappresentato in TV, presi e messi davanti alla loro maturità in età adulta-- Quel trovarsi catapultati in un mondo che si fa fatica a riconoscere come proprio, come meritevole di interesse e attenzione, quel mondo in cui Mazinger Z Ú un intruso, anche quando cerca di mimetizzarsi con le ciminiere di una grigia fabbrica.

Non Ú quindi strano vedere i robottoni e i personaggi della nostra infanzia "buttati lì" in paesaggi agresti, su bagnasciuga desolati o tra i ruderi più o meno recenti delle nostre città-- Cercano di farsi notare e riconoscere dagli altri protagonisti umani che però hanno altro a cui pensare, altro di cui interessarsi, e laddove Ú consentita l'ammirazione stupefatta in una stretta di mano, nel più dei casi si Ú privi di un'interazione attiva, anche quando questi si sovrappongono... Tutta l'attività di riconoscimento Ú affidata alla sensibilità di noi spettatori, i veri protagonisti dei dipinti nella misura in cui riusciamo a interpretarli, e i veri interlocutori di Spadini.

Quindi la domanda che mi viene da fare Ú, vale la pena fondare la nostra vita su un ricordo? E' giusto e lecito permettere alla nostalgia e i confusi ricordi di un'infanzia lontana di occupare e definire il nostro concetto di fantasia, la nostra intera immaginazione? E qualora questo accadesse, quale sarebbe il posto che ci meriteremmo nella vita di tutti i giorni--? Insomma, esiste un modo di far coesistere un ricordo felice e una vita piena senza dover rinunciare alla nostra identità--?

La chiave d'interpretazione di questo enigma ce la dà forse, ancora una volta, Nacci: "Là dove il sogno super-robotico era sereno, Spadini sgominava il nostalgismo morboso e intrauterino spalancando i dipinti al cielo e alla luce, facendogli prendere aria e scacciando il godimento perverso; qua, con una spietata terapia d'urto, ci chiude nella scatola onirica senza via d'uscita, lasciandoci in balia dell'aspetto più spettrale dei fantasmi semiotici. Riconnettersi con loro significa non darli mai per scontati."
La mostra "Fabrizio Spadini: La Colonizzazione dell'Immaginario" Ú visitabile fino al 19 Dicembre presso la Galleria d'Arte De Nisi. Ingresso e catalogo sono gratuiti.

Per approfondire:
Intervista Esclusiva a Fabrizio Spadini: Oilrobots @Passion4Fun
La Forma della Memoria - Colonizzazione dell'Immaginario @GIAFFY'S WORLD

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