Il primo, e probabilmente più ambizioso progetto in questo senso, fu For The Barrel, ibrido tra romanzo, suggestioni web, collezione di concept e saggio che esordì sulle pagine della rivista Newtype nell'Agosto del 2000. Presentata come la "decostruzione" del mito gundamico portata avanti da quattro sedicenti "Figli di Tomino", l'obiettivo dei nostri non è mai stato "fare Gundam", ma strappare via tutta quella "gundamicità" per andare al "cuore" del racconto; Ohtsuka Gichi, a cui è accreditata ufficialmente la storia, e il resto dello staff si sono immersi nella lettura del romanzo di Tomino, frugando tra i suoi famosi "memo" e pungolando bozzetti e concept scartati: cosa hanno ottenuto dopo questa immersiva spolpatura, è un racconto di formazione pieno di frustrazione e libido, e questo è ciò in cui consiste For The Barrel.
Il racconto non segue una narrativa lineare, ma è composto da capitoli apparentemente slegati tra loro, che il lettore è invitato a ricomporre utilizzando gli altri "materiali" relativi al progetto, come le "vignette" di World's End Barrel, i profili di Acters disponibili solo sul sito web, ed i capitoli del breve manga FOR THE BARREL "1984", che introducono il personaggio di Casval Bailey (millantato da Ohtsuka come il "vero protagonista" del racconto) e il suo arrivo sulla Pegasus grazie a Ling A-Bao (un'interpretazione Taiwanese del nostro Amuro).
Evocativamente, il racconto parte proprio dalla sua conclusione, ovvero la morte del "High Streamer" Ling A-Bao, per poi ripercorrere a ritroso le circostanze dell'improbabile equipaggio della Pegasus in fuga da Size 7, analizzare i retroscena decisamente fastidiosi dei protagonisti, esitare per qualche momento sui suoi anche peggiori antagonisti, per poi scaraventare tutti nel tragico finale che vede la disfatta della Federazione e della Pegasus, a fronte di un piccolo numero di sopravvissuti dalle esistenze relativamente spezzate, e il trionfo dell'organizzazione AEUG, ormai invincibile creatura sostenuta dalle fantasie del defunto Zeon Deikun, la scienza dell'Istituto Flanagan e i big money della Fondazione Packdelia.
Nel corso della pubblicazione, spazientiti dalle licenze di Ohtsuka e non particolarmente colpiti dai design di Shigeto Koyama (i cui personaggi Mikimoto annota forse troppo simili a quelli di Nagano) e Junji Ohkubo (i cui mecha Kawamori e Sano considerano "troppo industriali" e con troppo poco "carattere" per avere un impatto sui lettori), i fan criticano aspramente il lavoro; nel numero di Newtype di Gennaio 2001, quindi, la redazione ne approfitta per ampliare l'interpretazione sul progetto con un lungo articolo dedicato.
Dell'intervento, resta particolarmente interessante un frammento legato alla serie TV gundamica allora in corso di programmazione, ovvero ∀ Gundam, di cui For The Barrel si identifica ovviamente come l'"esatto opposto":
Se si vuole fare un paragone con ∀ Gundam, credo sia interessante sottolineare un punto. Sia ∀ che Barrel sono stati posizionati sul palcoscenico globale come lavori creativi che mirano a far risorgere Gundam nell'era moderna. Le parole chiave sono "completa affermazione".
Tutto ciò legato a Gundam [in ∀] viene affermato, diventando parte della leggenda in quanto "evento storico". Ma... Se ribalti questa idea di una completa affermazione, non diventa una completa negazione? Tutti i modelli dalle serie precedenti appaiono come "reliquie del passato". L'atto di scavarle è rappresentato come un taboo, qualcosa di simile al vilipendio di una sepoltura. Se questa è una "completa affermazione", di fatto ∀ non sta invitando a seppellire Gundam?
Al contrario, For The Barrel prende ciò che gli pare da Gundam, maneggiandolo come più gli piace. Sembra essere la negazione della fonte originale. Ma in realtà è strappando via tutta quell'evidente "gundamicità" che Barrel getta una luce sulla "verità" di Gundam. ∀ e For The Barrel sono esistence complementari. Entrambe hanno un perverso, incontrollabile amore per Gundam. Solo che Barrel non ha gundamicità. Ed è per questo che dovreste essere capaci di scoprire il "Gundam" che vi si cela.
Nonostante i facili pruriti scatenati nei lettori, i contenuti di For The Barrel restano interessanti, a partire dal trattamento del suo non-protagonista, A-Bao. Prendiamo un Amuro già materiale di studio dell'Istituto Flanagan, alteriamo le sue memorie, il suo passato e futuro innestandogli "visioni" che lo fanno credere "il gradino successivo dell'evoluzione umana", non solo uno Streamer (o Newtype) quindi, ma addirittura un "High Streamer", un Newtype in grado di prevedere il futuro. Destinandolo ad una morte che già sa quando arriverà, il nostro trova la sua ragione di vita nell'evitare che il mondo prenda la piega prestabilita che vede la vittoria dell'AEUG e l'epurazione razziale che comporterebbe una società che ha come obiettivo una super-razza spazionoide destinata a espandersi nel cosmo. Sceglie un "erede", l'arrogante e disinibito Casval (che nella rappresentazione di Koyama ricorda in maniera eccessivamente preoccupante il Loran di ∀ e nella backstory ideata da Ohtsuka un Char Affranche da Gaia Gear andato in malora), ma muore senza essere riuscito ad avvertire nessuno di ciò che li aspetta. E il racconto si interrompe così, con la certezza che il mondo è mosso dall'avidità e dai bassi istinti umani e l'umanità è incapace di capirsi e curarsi. Nessun "messia" può aiutarla dall'alto, perchè il messia non è altro che una sua stessa creazione.
E' ovvio che qui non stiamo più parlando di Amuro o chi per lui, ma stiamo tornando alla radice dell'intenzione di Tomino, ovvero di rappresentare una gioventù confusa e repressa, incapace di portare avanti un dialogo salubre con sè stessa e con le generazioni che la precedono e seguono. Se alla fine del romanzo di Tomino, Char riesce a percepire il desiderio di Amuro, Lalah e Kusko e se ne fa ricettacolo, in For The Barrel questa possibilità è preclusa ad A-Bao, perchè come i nostri giovani non è affatto un "eletto", uno splendido tassello per un futuro migliore, ma una pedina manipolata dagli interessi altrui. In questo senso A-Bao ricorda forse più Hathaway che Amuro, e non si può sostenere che Ohtsuka non abbia letto bene il "testamento" degli anni '90 di Tomino.
Passano così il il 20° anniversario di Gundam e il 15° anniversario di Newtype.
For the Barrel non verrà mai pubblicato in un volume rivisto e corretto come fantasticato da Ohtsuka, e d'ora in poi degli anniversari di Gundam se ne occuperà solo la Bandai.
La seconda riscrittura dell'Universal Century gundamico avverrà quindi così, ancora, partendo da un mecha-design come in ∀, e da un progetto, stavolta animato, sommerso dalle polemiche sui gunpla.
E' il 2019, e stavolta si festeggia il 40° anniversario di Gundam.
La Bandai annuncia la collaborazione col designer Ken Okuyama, rivelando il Gundam G40, associando ancora una volta quel "Industrial Design" al Biancone che per il lavoro di Ohkubo era stato un insulto, ma qui è modernità, evoluzione, un "approccio realistico ad un prodotto dell'immaginazione".
Il 1° Gennaio 2020 arrivò un corto di 7 minuti abbondanti di accompagnamento, Mobile Suit Gundam G40 in cui il G40 era completo protagonista, ma soprattutto, gli interi presupposti dell'Universal Century venivano reinterpretati e rivisti, pur mantenendo quell'iconica "gundamicità" a cui Ohtsuka aveva ingenuamente dichiarato guerra.
Regia e storyboard sono opera di Ko Matsuo, character design e regia dell'animazione sono lasciate a Hirotoshi Takaya mentre come direttore artistico appare Hideki Nakamura; stavolta la Sunrise pesca dalle proprie maestranze, e lo fa con professionisti "freschi", che da poco se l'erano vista con l'animazione di Gundam Thunderbolt e da lì a poco avrebbero partecipato ai lavori su Gundam Hathaway.
Tanto per pungolare i destini che si incrociano, è interessante notare come Ohtsuka e Ko Matsuo si siano sfiorati durante i lavori sulla serie OAV Freedom del 2006, sempre animata da Sunrise.
Tra le curiosità visive di questo "remake", i coloni della nuova Side 7, che abbandona il modello di O'Neil in favore di quello dell'università di Stanford, sono abbigliati in abiti di inizio '900, così come Amuro nella sua tuta da pilota: probabilmente, ancora un riferimento a ∀, in un confronto che sembra inevitabile.
L'unica scena interessante del corto è quella iniziale, dove avviene la totale riscrittura delle circostanze dell'attivazione del Gundam. In G40, è Kamaria (per l'occasione doppiata da Toa Yukinari) a "imporre" il pilotaggio del Gundam al figlio. Iconograficamente parlando, sorprende vedere il Gundam con un inedito sguardo rosso, che lo rende molto più minaccioso, nel contesto. Amuro fugge e lo vediamo inseguito dal Gundam, che infine lo blocca sovrastandolo, il cockpit aperto e la voce di sua madre a chiamarlo. Amuro trema, ma in qualche modo obbedisce a questo invito materno. E' una riscrittura che da sola vale tutto il corto, e mette pilota e mecha in un rapporto completamente diverso rispetto alla mitologia gundamica: non abbiamo più "un'arma" che ha bisogno del suo pilota per funzionare, ma quasi la sadica eredità di un genitore che cerca al tempo stesso sia di proteggere il figlio che renderlo "protagonista".
A voler fare il salto più lungo della gamba, colpisce la posizione del Gundam. Riprende forse quella, similarmente orrorifica, della terrificante installazione crash Sayla Mass di Nishio Yasuyuki, pezzo forte della mostra Gundam Generating Futures del 2005.
Se questa Sayla è però una guerriera che cerca di allontanare i visitatori, incorporando feticisticamente quel "Senshi" del titolo gundamico, il G40 è una madre, nella sfumatura più soffusa del termine, rievocando nella memoria anche similitudini con Evangelion.
Purtroppo non esistono commenti o interventi di Matsu o altri collaboratori del progetto, ma si tratta di una scena difficile da ignorare.
Non mi azzardo a proporre interpretazioni ulteriori a quelle che vi ho già esposto, ma è difficile non ricondurre anche questo corto, che nelle intenzioni vuol essere la pubblicità di un gunpla, ad un intervento irrisolto tra Eros e Thanatos, proprio come fu per For The Barrel.
Arriviamo quindi al 45° anniversario di Gundam, per decisione della Banrise "ancora in corso" in un unicum celebrativo che ci traghetterà fino al 50° anniversario, e di cui fa parte anche Gundam GQuuuuuuX.
Prima del Khara Gundam, però, un ulteriore piccolo corto scatena perplessità tra i fan: è Novembre, e viene proiettato sul G-Wall del Lalaport di Fukuoka Gundam ALC Encounter.
Regista del corto è Yoshiyuki Kaneko, l'animazione è curata da Takayoshi Watanabe e la direzione artistica è di Satoru Kuwahara; lo strepitoso character-design è di Hidekazu Shimamura, mentre la colonna sonora, il brano "HOT", è del gruppo illiomote, di cui molti fan hanno identificato i membri nella rappresentazione di "Lalah" e dell'anonima ragazza che la raggiunge sul finale.
Il corto non ci racconta granchè, se non giocando con l'idea quasi quantistica del "tempo" che si prende gioco delle anime vaganti di Char e Amuro attingendo a piene mani dalla poetica visiva di Gundam Unicorn, allacciato in maniera sempre più prepotente a Il Contrattacco di Char-- Si tratta insomma di un simpatico spot sulla statua del Nu di Fukuoka e il nuovo singolo delle illiomote, ma questa "promiscuità temporale" isnnescata dalle "risonanze tra Newtype" che usa come pretesto lo rende sfizioso, proprio in virtù dei contenuti "alternativi" di GQuuuuuuX.
Personalmente di questo corto mi ha colpito molto il character design e la qualità delle animazioni, davvero di buon livello; il character design, in modo particolare, si prende delle interessanti "libertà" con i protagonisti, da un lato modernizzandoli e trasformandoli in un'ottica attuale, dall'altro aderendo alla loro iconicità anche a discapito del buon senso (tutti si chiedono perchè Amuro indossi la normal suit di CCA mentre gli altri personaggi appaiono in abiti contemporanei)-- E' un linguaggio che poi torna prepotente proprio in GQuuuuuuX, con la sua tavolozza acida e le combinazioni cromatiche improbabili, molto di impatto.
L'inaspettata scena finale forse merita qualche riflessione: nel caos generale, finalmente gli sguardi di "Lalah", Amuro e Char si incontrano. La ragazza interrompe il suo ipnotico balletto e sembra domandarsi chi siano quei due. In quel momento è "riportata alla realtà" dalla sua compagna, che si volta con aria di sfida e rimprovero verso Amuro e Char, verso "Gundam stesso", come ad impedirgli di "catturare" la sua amica.
Ancora una volta, una figura femminile centrale, che contrariamente a Kamaria, però, stavolta cerca di impedire che "la protagonista del corto" venga risucchiata dal mondo di conflitti e dolore di Gundam, o così sembra voler dire quello sguardo pieno di astio... Come in For The Barrel, certi ricordi sono forse qualcosa da sigillare per bene.
Mentre aspettiamo di poter vedere Gundam GQuuuuuuX per poterne masticare i contenuti in maniera più sostanziosa quindi, riflettiamo su come questo progetto abbia preso forma nel corso dei decenni, cercando di trovare la propria risposta all'eterna battaglia creativa tra "gundamicità" e "verità", passando anche tra tutti questi piccoli omaggi.
Per Approfondire:
• Traduzione completa di "For The Barrel", incluso l'articolo "Isn't it 'G'" (Inglese)• Video "Mobile Suit Gundam G40" (Giapponese)
• Video "Gundam ALC Encounter" (Giapponese)
Tutto davvero molto interessante!
RispondiEliminaComplimenti specialmente per l'analisi di For the Barrel — opera che per come è stata strutturata in origine è spesso difficile da capire.
Grazie infinite! Il problema vero di "For The Barrel" è che molti continuano a interpretarlo come "un remake" (cosa che accadrà pure per GQuuuuuuX, che credi), quiindi ci rimangono male per come è rappresentato questo o quel personaggio, ma in realtà si tratta di un'altra cosa, è una sorta di viaggio emotivo all'interno del romanzo di Tomino, dal punto di vista di fan sfegatati dell'autore... E' un progetto interessante!
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