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"Il Toro di Stanford", un suggestivo excursus per un passato futuribile

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Pensando a Gundam e pensando a habitat spaziali, il primo esempio che ci viene in mente Ú certamente il cilindro di O'Neill, l'ipotetico modulo abitativo spaziale denominato Island One.
Si tende però a dimenticare il suo predecessore, il cosiddetto "toro di Stanford". Questo progetto fu presentato dalla Stanford University nell'ambito dell'evento NASA Summer Study del 1975, dove il mondo accademico americano si offrì di fantasticare con la NASA riguardo ipotesi abitative spaziali; i primi progetti che prevedessero lo sfruttamento del movimento rotante di un anello per simulare la gravità terrestre però, esistevano già nei primi anni del novecento, ipotizzati prima da scienziati come Konstantin Tsiolkovsky, e poi perfezionati nei decenni seguenti da ingegneri spaziali come Herman Potočnik e Wernher von Braun.
La differenza tra il progetto di Stanford e quello dei suoi predecessori risiede nel fatto che i primi avevano pensato a questo modello per delle basi spaziali più che come ipotesi abitative vere e proprie, delle "tappe" che dalla Terra avvicinassero agli altri pianeti, come Luna o Marte; il toroide stanfordiano invece, offriva una soluzione che potesse ospitare circa 10.000 abitanti in pianta permanente, proponendosi come alternativa ad una piccola città terrestre.

Naturalmente tutte queste fantasie restarono tali, ma se la NASA non le considerò più di tanto, autori di fantascienza e cineasti ne fecero incetta, rendendogli giustizia almeno nel mondo immaginario.
Sin da 2001: Odissea nello Spazio di Kubrik al più recente Elysium, che tra l'altro ha goduto del concept design di Syd Mead, il Toro di Stanford ha potuto vantare quindi numerose applicazioni--

--E tra questi mondi fantascientifici, come non citare anche il nostro amato Gundam?
Nel mondo gundamico la prima applicazione del modello stanfordiano Ú da ricondurre a Gundam W, che abbandona il cilindro di O'Neill, ormai così troppo concettualmente legato all'Universal Century, per esplorare soluzioni alternative.
Naturalmente, rispetto al modello originale, ci sono le opportune differenze, la principale risiede nella presenza di un'inedita struttura tubolare connessa allo spazio abitativo, dedicata al trasporto o la produzione industriale; Ú infatti la sede dei porti di attracco spaziali.
Durante la serie verranno mostrate numerose "variazioni sul tema", in questo senso, alcune delle quali vedono uniti anche due moduli abitativi nella stessa colonia.

Bisognerà attendere parecchi anni prima di rivedere un toroide in azione. Questo accadrà proprio nell'UC, nella serie OVA Gundam Unicorn, dove si sceglierà questo design per la sfortunata colonia di Laplace, residenza originaria del Primo Ministro del governo Federale.

Durante un'intervista al Anime NYC dello scorso anno, Tomino affermò che avrebbe preferito utilizzare il modello toroidale per le colonie del Gundam storico, ma a causa di limiti tecnologici si ripiegò per il solo modello di O'Neill, più semplice da animare.
Nel suo G no Reconguista, i "nut" della Capital Tower hanno infatti questa forma, e circondano i cavi che compongono il fulcro dell'ascensore orbitale firmato Regild Century.
I nut non sono veri e propri spazi abitativi, più delle "stazioni" con punti di osservazione turistici e magazzini, quindi più che il modello di Stanford il riferimento più immediato Ú a quello della "ruota" di Von Braun, ma penso siano comunque degni di essere inclusi in questa breve analisi.

In chiusura, tra i vari progettini del quarantennale di Gundam recentemente conclusosi, non possiamo non citare il cortometraggio realizzato in collaborazione col designer Ken Okuyama, in cui le colonie del Gundam storico vengono sostituite col modello di Stanford.

Per approfondire:

Not 'Elysium,' But Better 'Ringworld' Settlements Could Return Our Future to Its Past (Inglese)
Wheel in the Sky (Inglese)

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