Avendo trovato estremamente stimolante il raccordo tra "mecha" in quanto "armatura", e quindi "abito" (impossibile non pensare al "suit" di gundamica memoria, no?!), e il mondo della moda in quanto specchio delle fantasie pop culturali contemporanee, mi sono resa conto della mancanza di un argomento che sarebbe calzato a pennello nel contesto, ovvero quello del "mecha cosplay".

Una genealogia iconografica
E' praticamente impossibile cercare di tracciare una "storia" del cosplay dedicato all'impersonaficazione di mecha, ma senza dubbio il termine "character" in giapponese è utilizzato anche per definire i nostri giganti metallici e non solo i loro piloti, quindi questo potrebbe essere un indizio.Tradizionalmente la tendenza a rappresentare personaggi "non umani" era generalmente associata alla pratica del kigurumi, o più in generale al travestirsi senza "mostrare il proprio volto": era il caso delle attività promozionali, pensate ad esempio alle mascotte sportive o dei parchi giochi, ma anche più strettamente collegato al mondo dei tokusatsu, vera e propria branca della fantascienza dedicata agli eroi "mascherati", come Ultraman, ma anche a personaggi mostruosi come Godzilla o King Kong.
Questo genere di attività professionali è stato quindi riproposto nei circoli degli appassionati di cinema di genere ed animazione, nell'ambito di incontri dei fan o convention, da parte di sostenitori che hanno prediletto rappresentarsi con l'aspetto delle controparti meccaniche dei loro eroi.

Si può quindi affermare che il mecha cosplay è sempre esistito, anche se spesso relegato a una nicchia molto ristretta di questo hobby.
Personalmente però, ho iniziato a notare un impressionante incremento di popolarità e sperimentazione nell'ultimo decennio, in concomitanza dell'esordio al cinema di Iron Man: molto più degli anime infatti, questo film, forte di uno straordinario impianto costumistico, ha cominciato ad attirare e stimolare molti cosplayer che hanno iniziato a cimentarsi non solo nel mecha cosplay, ma anche nella sperimentazione ed applicazione di illuminazione ai LED e addirittura di robotica per la movimentazione delle parti dei propri costumi.
A giovare di queste nuove sperimentazioni, tra i tanti, sicuramente le serie di Gundam, che grazie ad una grande disponibilità di "personaggi" hanno permesso l'applicazione di varie delle nuove tecniche recentemente esplorate.

Possiamo quindi dire che il costume non diventa più una semplice "maschera", una "copertura" per il corpo: l'obiettivo non è indossare una semplice armatura, ma diventare la parte "mobile" di quel robot, è il corpo del cosplayer che deve adattarsi alle forme del mecha in una ricerca di proporzioni sempre più fedeli e precise.
Non bisogna più "indossare" un costume, ma "animarlo". E da "modelli" si diventa veri e propri "piloti".
La rivoluzione dei materiali
Questa necessità di dover adattare il corpo al costume e non più viceversa, ha quindi portato a un notevole balzo in avanti per quanto riguarda la ricerca e la sperimentazione di materiali.Se inizialmente quindi, per sentirsi degni rappresentanti dei propri eroi, ci si accontentava di materiali di facile recupero, come cartone, cartapesta o gommapiuma, con alcuni coraggiosi a cimentarsi anche con legno e metallo, in tempi recenti si è cercato di ovviare alla scomodità e il peso dei costumi utilizzando materiali che potessero garantire un minimo di vestibilità, anche considerando che essendo indossati in fiera, non ci si può permettere di stancarsi troppo o ferirsi per un hobby che resta comunque un divertimento, e non dovrebbe trasformarsi in una tortura.

Spesso però più che dai materiali l'importante è però partire da un buon progetto, e identificando i punti critici del costume si parte a risolverli adattando vecchi materiali in nuovi modi: è il caso dei papercraft, che utilizzano il cartone, ma stavolta su modelli tridimensionali elaborati con programmi specifici e stampati in cartamodelli che garantiscono una buona fedeltà all'aspetto del modello originale e un peso minimo del costume. Lo stesso procedimento si può utilizzare anche con le moderne stampanti 3D, ma di certo in quel caso peso e spesa iniziano a diventare consistenti.

I risultati migliori comunque sembrano darli i materiali plastici, di reperimento abbastanza semplice online o nei negozi di bricolage-- Tra quelli che si sentono nominare più di frequente dai migliori cosplayer, l'etilene vinil-acetato (la famosa "EVA Foam") o il poliuterano espanso, materiali morbidi e leggeri, facili da modellare come il cartone ma decisamente più resistenti e comodi da indossare. Vista la natura "spugnosa" di questi materiali si rende necessario un rivestimento, che può essere in stoffa o in PVC, quest'ultimo decisamente privilegiato dai mecha cosplayer perchè in grado di garantire la necessaria "lucentezza plastica" della superficie.

E' molto interessante notare come questa necessità di sperimentare e trovare materiali sempre migliori per fare i propri costumi abbia reso così peculiare il campo di conoscenze di un mecha cosplayer o di un costume/prop maker; un tempo si scherzava sul fatto che per essere considerati "veri" cosplayer bisognava diventare sarti, ma in tempi recenti si parla ormai di "bricoleur" che fanno più spesso un salto in ferramenta che in un negozio di stoffe--!
Uno sguardo ai protagonisti
Ma chi è annoverato tra i principali rappresentati del genere, in caso qualcuno volesse emularli, o più semplicemente seguirne le gesta?Takahiro Sakai, noto come Goldy, è considerato tra i pionieri di questo genere di cosplay.
Ambasciatore del World Cosplay Summit e della cultura pop giapponese, è solito girare il mondo promuovendo i suoi lavori e il mecha cosplay (è già stato ospite anche in Italia, nell'ambito del Comicon e di LuccaComics), e soprattutto partecipando attivamente a lezioni in cui mostra come ideare e creare i propri costumi. Takahiro vive il cosplay come una forma di comunicazione per condividere le sue passioni.

Dal Giappone ci spostiamo a Singapore per fare la conoscenza di uno dei miei mecha cosplayer preferiti in assoluto, Clive Lee.
Data la natura estremamente scenografica dei suoi costumi, Clive è invitato spesso come ospite alle Gunpla Expo locali e internazionali, dove partecipa come promoter della cultura gundamica e sponsorizza le sue creazioni.
I suoi cosplay sono magnifici, sia per le proporzioni che per la spettacolarità degli effetti; è molto attivo online, e sul suo account Facebook è possibile recuperare un dettagliatissimo tutorial, che partendo dai materiali fino ad arrivare alla loro lavorazione e modellazione, fornisce pratici spunti per creare il proprio "Mecha Cosplay".

Tra i miei mecha cosplayer preferiti però, devo assolutamente annoverare Andrew Liu, che potete ammirare anche nell'immagine che fa da "copertina" a questo post ♥
Stavolta ci spostiamo a Hong Kong per fare la conoscenza di questo artista, da tenere presente non solo per i suoi fantastici costumi di Gundam, ma soprattutto perchè "mente e braccio" dietro le mie adorate "mecha idols" Team Zeal.

Andrew è infatti non solo l'ideatore e produttore del gruppo, ma anche il creatore di tutti i costumi delle ragazze; si tratta di un mecha cosplay che strizza l'occhio al popolare mondo delle MS Girls, e visto che qui i costumi non devono più preoccuparsi di mantenere le proporzioni del mecha, ma al contrario, adattarsi al corpo delle modelle e garantirne la massima mobilità, vestibilità e comodità, è ovvio che vengono tirati in ballo precisi materiali e accorgimenti speciali.

--E arrivati alla fine di questo nostro articolo è quindi interessante vedere come siamo partiti dalla moda, da questa immagine del "vestito" che non si limita a coprire un corpo ma a definirlo nella sua individualità, che come un'armatura si frappone tra noi e il mondo; abbiamo proseguito col mecha cosplay, in cui il corpo non deve essere più semplicemente "vestito" ma si trasforma nel "motore" di un macchinario che ne trascende forma e limiti per trasformarsi in un simulacro, in una "passione ambulante"-- Ed eccoci ritornare al "corpo" originale con le "mecha idols", dove il costume torna non solo "adattato" alla figura umana, ma anche "asservito" ad essa, perchè legato alle sue forme espressive tipiche come il canto e il ballo.
Sento spesso alcuni dei fan di Gundam più "precisini" prendersi gioco dei cosplayers e spesso anche dei mecha cosplayer, limitandosi a definirli come dei cialtroni che rovinano la percezione e la fruizione di anime e manga per mera mania di protagonismo e mancanza di pudore-- Spero quindi che questo articolo abbia contribuito a sottolineare quanta abilità, duro lavoro e passione si celi dietro queste "carnevalate", e quanto bene fanno in realtà alla promozione delle nostre serie preferite. Pensateci seriamente insomma, prima di aprir bocca, a quanto "l'abito fa il mecha".
Ulteriori approfondimenti e fonti:
Sword Impulse Gundam Costume Made Out of Paper @Paper-Replika
Gadget Tool
Clive Lee @Facebook
Team Zeal @Facebook
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