
Lo stabile, a pochi passi della stazione Kuramae della Asakusa Line (vicina anche la stazione omonima della Oedo Line [che non è la stessa!], che però si trova su una parallela della strada del palazzo), è circondato da adorabili statue dei personaggi che hanno fatto grande la Bandai, la cosidetta Bandai Character Street (バンダイキャラクターストリート):

L'entrata alla lobby celebra il progetto più recente e nel nostro caso sono stata fortunata a beccare una piccola esposizione di merchandising dedicata a GQuuuuuuX!



La lobby funge da "presentazione" della ditta, con delle vetrine che promuovono i progetti più recenti... Leggendaria la statua di Char sul sofa, dove i fan possono divertirsi riprendendosi con la Cometa Rossa!



Il primo piano è quello che offre la parte interessante, ovvero la storia della Bandai dalla sua fondazione nel 1950 ai giorni nostri.

Di seguito, un cartello che celebra il fondatore della Bandai, il mitico Naoharu Yamashita, e ci racconta la nascita della Bandai con le sue stesse parole.

Il nostro partì all'avventura con dieci suoi colleghi sul calare del 1948, ed iniziò a piazzare questi prodotti con impegno, non tanto perchè amasse i giocattoli ma perchè "doveva sfamare sua moglie ed i suoi figli".
Nel 1950 la situazione si stabilizzò, e il proprietario dell'azienda tessile richiamò i suoi dipendenti a Kamakura, chiudendo l'ufficio di Tokyo; Yamashita chiese di poter restare a Tokyo ad occuparsi dei giocattoli, orgoglioso di aver contribuito alla stabilizzazione economica dell'azienda, ma il boss gli disse che se voleva aprire un'azienda del genere poteva farlo lui stesso-- E così fece. Yamashita cercò di convincere i suoi colleghi a lavorare per lui, ma questi preferirono tornare a Kanezawa-- Alla fine, o meglio, all'inizio, la Bandai era composta dal solo Yamashita e suo cognato, e così restò per i suoi primi 10 anni--
Subito a fianco, un altro cartello ci mostra e spiega l'"evoluzione" grafica del logo della Bandai:

Il punto di svolta arrivò qualche anno dopo, con l'inizio delle esportazioni all'estero nel 1951 e l'inizio della produzione di giocattoli in metallo, il cui primo esemplare è il B-26, seguito dalla riproduzione della mitica Toyota Crown:


Quando si parla di "giocattoli in metallo" non può non venire in mente la Popy.
Alla Bandai scopriamo che la Popy era originariamente una sussidiaria della Bandai specializzata nella vendita di giocattoli, resa poi popolare da linee "storiche" come quelle dei "Chogokin".



Nel 1977 la Bandai si inventa un nuovo "must" della cultura otaku, i Gashapon.

Sbirciando lungo la cronologia della Bandai, ho prestato curiosa attenzione alle sue "imprese" d'oltreoceano, recuperando dati decisamente stupefacenti... Sarà interessante sapere che la prima succursale statunitense risale addirittura al 1978, denominata "Bandai America"-- Altro che "La Bandai è arrivata negli USA nel 2000 con Wing"...


Continuando a scorrere, la Bandai approda a Parigi nel 1981 con "Bandai France" e nel 1982 in Inghilterra, con "Bandai UK".
Nel 1996 è il turno di "Bandai Espana". Per la "Bandai Korea" bisognerà aspettare il 2000, il 2009 per "Bandai Mexico" e il 2012 per "Bandai Philippines", mentre, pensate, la Cina sarà l'ultimissima ad unirvisi, nel 2019, con la "Bandai Toys & Hobby" di Shanghai.
--La Cina è stata l'ultima ad entrare a far parte della famiglia Bandai, e qualche anno dopo si sono beccati la loro statua di Gundam-- Parliamo di figli e figliocci!
Tornando a Gundam, arriviamo al 1980 con il primo "gunpla" ("Gundam Plastic Model") di sempre:


Come da "tradizione", l'obiettivo dei nostri fu di creare un modellino che riprendesse l'aspetto della serie televisiva, pur lavorando con un'evidente scarsità di materiale-- Del Gundam, infatti, all'epoca esistevano solo semplici settei che lo ritraevano frontalmente e lateralmente.
Nel 1985 si uniranno alla linea le serie di SD Gundam.
Nel 1985 inizia la pubblicazione di un altro mito, la rivista B-CLUB, legata alla promozione dell'universo modellistico targato più o meno Bandai.

Impossibile poi non soffermarsi sulle mitiche Cardass!

E' da sottolineare come all'inizio le carte fossero esclusivamente collezionabili, e solo in seguito, visto il grande successo, fu deciso di organizzarle in giochi di carte.
Interessante notare poi che, come nel caso di "Gashapon", il termine "Cardass" non si riferisse alle carte vere e proprie, ma alla macchinetta che le distribuiva!
Arriviamo quindi alla sezione delle vetrine espositive che celebrano Bandai Spirits, il comparto "collezionistico" della Bandai che include i nostri amati gunpla.




Infine, un'area decisamente estesa era dedicata ai progetti "green" della Bandai, che certamente come produttore di giocattoli in plastica non si può dire risulti tra le industrie più eco-sostenibili-- I nostri si stanno però dando da fare, non solo cercando di collaborare attivamente nel riciclaggio degli sprue, i telai delle parti dei modellini che diventano inevitabilmente immondizia, ma anche sperimentando con nuovi materiali, dal limex ai rifiuti organici.






A questo proposito, RICORDATE CHE GLI ECOPLA NON SONO FATTI IN PLASTICA RICICLABILE. Sono sempre composti per lo più da immortale polistirene, quindi và smaltito correttamente nel secchio della differenziata della plastica, possibilmente tagliando gli sprue in più parti piccole.
Una vetrina conteneva anche dei divertenti omaggi che celebravano i 70 anni della Bandai, occorsi nel 2020... Qui potete vedere un numero celebrativo della rivista Brutus e la riedizione dello storico giocattolo in metallo di Atom!


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